Abstract Il testo affronta il problema dell'esistenza o non-esistenza nel circuito
Web. Vorremmo partire, prima di svolgere le nostre considerazioni sul binomio
Life-Science, da una affermazione di Paul Virilio, "esistere significa
esistere nel sito, hic et nunc" (1). Ora, che cosa è questa esistenza virtuale di cui tanto si parla e dietro alla quale tanto ci si affanna? E ancora, esistiamo virtualmente o appunto perchè virtuali non esistiamo affatto? Viene prima la esistenza virtuale o la vita reale? O viceversa? Conta di più l'avatar o l'esperienza diretta del divenire quotidiano ? Sono tutte domande legittime, e probabilmente, analizzando il problema più da vicino, come da più parti viene fatto sistematicamente in questi ultimi anni, si scoprirebbe che un po' di verità esiste da ambo i lati (noi non saremmo, di fatto, così categorici come Virilio). Cioè a dire che noi esistiamo davvero nella nostra vita di tutti i giorni ma che esistiamo contemporaneamente anche nel mondo virtuale. Ci viene subito alla mente come esempio sintomatico l'opera multimedia 'The Cave' (2), dove il visitatore fisicamente esiste dentro questo cubo elettronico, ma esiste anche virtualmente perchè può fare viaggi straordinari e vedere immagini mai viste prima. Certo, tutto ciò può rappresentare una contraddizione in re, questo andare dappertutto, questo poter vedere qualsiasi cosa restandosene fermi in un stanza. Questo perenne movimento dentro uno statico stand-by ben sintetizza la velocità del progredire tecno-scientifico e, al tempo stesso, la lentezza con cui tali acquisizioni vengono assimilate a livello di massa. Al momento, dal mio specifico osservatorio italiano, si calcola che solo una ridottissima fetta di popolazione è dotata di collegamento Internet. Per tentare di risolvere questa impasse o questa contraddizione ci serviremo di una frase famosa scritta dalla Bachmann, "se il linguaggio di chi scrive non regge, non regge nemmeno ciò che dice"(3). Riteniamo interessante questa frase perchè, anzitutto sposta l'attenzione dai due grandi catalizzatori, appunto, la Vita e la Scienza, verso il referente linguistico che dovrebbe permettere la comunicazione tra i due elementi stessi. Spesso dimentichiamo che abbiamo un linguaggio, una strumentazione morfo-sintattica al servizio di un dialogo che dovrebbe essere sempre più stretto e serrato. E allora qual'è il linguaggio del mondo virtuale versus quello vitale? E' purtroppo, il più delle volte, un linguaggio spento, a volte
propagandistico, molto spesso contorto e ansioso, piatto, monotono,
un linguaggio che la luce azzurrognola dello schermo non riesce affatto
a galvanizzare. E' in pratica un linguaggio che non regge, e pertanto
non regge il contenuto. E' quanto succede nei siti da quelli commerciali
a quelli porno, tanto per citare due esempi estremi e talora anche nei
siti istituzionali, per non parlare dell'ammasso di sciocchezze trasmesse
quotidianamente dalla posta elettronica, svilimento vergognoso di un
medium che teoricamente dovrebbe innalzare la qualità della vita,
e non abbassarla. Si tratta, per tornare alla Bachmann, del "linguaggio-chiacchera"
(4). Un sito è un libro virtuale, un ipertesto con tanto di immagini,
certo una cosa è sfogliare le pagine di un libro, un'altra cosa
è cliccare sull'apertura di pagine Web, come sicuramente è
diverso leggere le righe tipografiche e leggere le righe di videoscrittura.
Il mezzo emana i suoi influssi, ci cambia, come giustamente hanno evidenziato
le ricerche in questa direzione fatte da de Kerckhove (5). Il mezzo
ci può cambiare, ma anche noi stessi possiamo cambiare il messaggio
o il contenuto delle pagine. Ciò ora è possibile soprattutto
nei CD-Rom interattivi, o, qualora scaricato un sito, anche il corpus
dei vari messaggi può venire alterato dal nostro operare, dalle
nostre opinioni attraverso un normale programma di scrittura e rimesse
nel Web. A noi piace constatare che la vecchia sacralità o meglio
la vecchia intoccabilità della pagina non più scritta
ma virtuale, venga infranta. Questa è forse la vera rivoluzione,
o forse l'aspetto democratico più rilevante perchè coinvolge
attivamente il fruitore, e non lo condanna ad una passività che
prima dell'era virtuale, era dichiarata, e dopo l'avvento di Internet,
solo formalmente attenuata. §§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§ |